La nostra regione è stata fra le poche in Italia interessate dalla mezzadria fin dai tempi dell’Alto Medioevo. Si parla infatti del IX secolo come epoca in cui i feudatari iniziarono ad affidare le loro terre ai propri servi per coltivarle con questo sistema: terre in cambio di metà della produzione e di altri servigi. In epoca rinascimentale, durante il primo grande incremento demografico dopo i secoli medievali, questo sistema si istituzionalizzò: gli appezzamenti terreni e boschivi venivano affidati alle famiglie in base al numero di persone che potevano lavorarli, le spese e i ricavi divisi a metà fra proprietario della terra e capo del podere.
E’ proprio nel secolo a cavallo fra ‘700 e ‘800, che il paesaggio toscano come lo vediamo anche oggi, si sistema una volta per tutte: modellamento dei terreni e sistemazioni agrarie, alberate e colture promiscue, casa colonica sparsa dentro il podere.
Fu infatti con le riforme del granduca Leopoldo che si definirono anche le caratteristiche principali delle case: l’abitazione è al primo piano, mentre al piano terra ci sono magazzini, cantine e depositi; elementi costanti sono le torrette, la loggia coperta, gli ingressi ad arco della stalla o delle rimesse, le scale chiuse e riparate, spesso addossate alle pareti esterne per non togliere volume all’interno.
Nel caso della nostra famiglia, il podere Bucine fu loro affidato proprio a mezzadria dal Sig. Pecchioli, nel 1924. La famiglia all’epoca era abbastanza numerosa per svolgere un buon lavoro agricolo: Pietro, Mondiale e Agatina erano “gli anziani di famiglia”; i tre figli, Giuseppe, Adolfo e Bruno, con le rispettive famiglie: Giuseppe, detto Magnino per i suoi modi gentili e pacati, con la moglie Bruna Barbacci e la figlia Piera; Adolfo con la moglie Ada Silei originaria di Colle Petroso, insieme alla loro figlia Fausta; ed infine, Bruno, in carico degli allevamenti e della lavorazione delle carni
Al Podere Bucine si coltivavano prevalentemente grano, olio e vino che venivano poi venduti presso la Fattoria Pecchioli (di cui Bucine era un podere!). Il nostro vino a quel tempo era denominato “Fattoria del Castello di Montefioralle”.
Dopo sessant’anni di mezzadria, Fausta Castaldi e il marito Luciano Meli decisero di acquistare il podere e di continuare a produrre vino e olio, oltre che di restaurare gli edifici del podere. La vecchia colonica fu ristrutturata tutta a mano da Luciano: le fu tolto l’antico intonaco giallo con la fascia rossa e i mattoni furono stuccati ad uno ad uno. Noi continuiamo questo lavoro, ristrutturando anno dopo anno un pezzo del podere (cantine, logge, stalle, rimesse).
Il lastricato della loggia di casa ha invece una storia tutta particolare: quando ancora Bucine era un podere della fattoria Pecchioli, una sera i “padroni” vennero a trovare la famiglia e la signora Pecchioli inciampò sotto il loggiato. Infatti, non c’erano le lastre di pavimentazione e sotto la loggia era tutto sterro e ghiaia. Il signor Pecchioli, per consolare la moglie, decise allora di far lastricare tutto il loggiato. Essendo l’unico loggiato lastricato del paese, per molti anni tutti gli amici castellani vennero qui a Bucine per ballare il liscio. Questo è un ricordo che ancora qualche anziano castellano conserva con grande nostalgia.